I jeans strappati sono una moda che non passa mai. Sin dagli anni ’90 i ragazzini prima e gli uomini poi hanno cominciato ad indossare pantaloni strappati. Era la moda, dicevano loro, sono pazzi, dicevano i più anziani. Ma sembrano essere più di una moda. Le mode infatti durano pochi anni, un decennio al massimo, e invece oggi i jeans strappati continuano ad essere sempre più richiesti, tanto da essersi “evoluti”.
Negli ultimi anni infatti si sono susseguiti diversi stili di jeans “vissuto”, da quelli con un certo tipo di strappo a quelli sporchi, da quelli macchiati a quelli consumati. E adesso anche quelli disegnati da animali pericolosi. È questo lo slogan degli Zoo jeans, dei capi ideati in Giappone che sembra stiano sbancando in tutto il mondo.
Ma come funzionano gli zoo jeans? Anziché tagliarli alle macchine, in modo che sembrino vissuti ma invece alla fine sono tutti uguali, ogni pantalone realizzato da questi stilisti è un pezzo unico perché è “lavorato” da degli animali feroci. Delle sarte infatti avvolgono con della tela jeans dei copertoni o altri giocattoli con i quali tigri, leoni o orsi si divertono a giocare, graffiandoli e mordendoli. Dopo che gli animali si sono stancati del loro giocattolo, questa tela ritorna in laboratorio dove un gruppo di sarte la taglia e la cuce realizzando dei pantaloni jeans che sono poi indossabili.
Il punto di forza di questo marchio è che ogni capo è un pezzo unico perché è stato tagliato in modo naturale dalle unghie e dai denti di bestie feroci dello zoo giapponese della città di Hitachi. Ogni persona che indossa uno di questi pantaloni può così sentirsi “wild”, sentire addosso la forza e la grinta dell’animale che ha “disegnato” il suo jeans, sapendo che nessun altro al mondo può avere lo stesso pantalone con gli stessi tagli.
Sul sito dell’iniziativa (zoo-jeans.com) viene presentato ogni modello con tanto di scheda che mostra le foto della bestia che “lavora” la tela con la quale sarà poi realizzato il pantalone. Abbiamo così il modello L1 realizzato da un leone, il T1 dalle tigri, l’L2 dalle leonesse e il B1 dagli orsi.
Come detto ogni capo è un pezzo unico, e perciò non può avere un costo alla portata di tutti, anche se vedendo altre invenzioni degli ultimi tempi, il costo non è nemmeno esagerato. I capi non hanno un prezzo unico ma sono stati messi all’asta con un prezzo di partenza di 200 euro, un po’ più degli ultimi modelli alla moda ma meno di alcuni pezzi lavorati a mano per 24 ore l’uno di alcuni stilisti che li vendono a migliaia di euro l’uno. Il pantalone disegnato dalla tigre è stato aggiudicato ad una cifra intorno agli 880 euro. Va anche aggiunto che il ricavato non andrà ad arricchire una multinazionale della moda, ma verrà devoluto allo zoo ed utilizzato quindi per rendere confortevoli le condizioni di vita di questi “stilisti” animaleschi. Chi avrà avuto il coraggio di comprarli? Speriamo almeno siano comodi!
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