L’emozione spesso fa arrossire. Molti dicono che solo l’essere umano è in grado di provare emozioni ed è un’opinione abbastanza azzardata che non ha trovato riscontri scientifici, tuttavia una cosa è certa: noi siamo l’unica specie che mostriamo una reazione particolare quando siamo di fronte a un’emozione: arrossiamo.
In realtà anche altri animali lo fanno ma non per un processo involontario del corpo come accade a noi, semplicemente per comunicare qualcosa ai propri simili, ad esempio un segnale di allerta. Siamo abituati a dare per scontato i meccanismi fisiologici che ci fanno arrossire, però hanno davvero del prodigioso.
La fobia di arrossire
La cinematografia, specialmente i film di animazione, ci ha molto marciato su questo tema. Pensiamo ad esempio ai cartoni animati della Walt Disney.
Arrossire è una cosa normale che accade al nostro corpo in particolari circostanze, diverse per ognuno. Non parliamo solo di vergogna infatti ma anche di rabbia, felicità, fastidio, insomma ognuno di noi è diverso e non può controllare questo meccanismo.
Facciamo di tutto per mostrarci forti e indifferenti ma poi a tradimento il nostro volto si infiamma e non possiamo controllarlo. Per questo molti hanno sviluppato una sorta di fobia, ovvero coloro che non si capacitano di come il proprio corpo possa prendere il sopravvento.
Tale fobia è chiamata “eritrofobia”, parola che proviene dal greco e indica appunto la paura di diventare paonazzo e proprio per combattere tale processo, l’individuo innesca nel corpo i medesimi meccanismi che lo portano a diventare paonazzo qualora provasse un’emozione forte.
Quindi, i capillari del viso si attivano e le guance diventano rosse, stavolta non per l’imbarazzo ma per l’ansia, che cresce in proporzione al rossore. Non c’è modo quindi di contrastare questa caratteristica fisiologica propria degli esseri umani ma quali sono le conseguenze dal punto di vista psicologico e sociale?
Il disagio di chi ha paura di arrossire
La paura di mostrare così intensamente agli altri cosa proviamo, può metterci in difficoltà nella vita di tutti i giorni. Chi teme questa reazione spesso cerca il supporto di un terapeuta, nei casi gravi.
Il disturbo porta l’individuo a un astensionismo dalla vita sociale, per paura di affrontarla. Non è una problematica da sottovalutare perché anche la sfera lavorativa ne risente in quanto i malcapitati spesso respingono i ruoli di responsabilità perché si sentono perennemente inadeguati.
In termini fisiologici, il processo dell’arrossimento non ha conseguenze sulla salute umana e tende a scomparire in pochi minuti. A livello psicologico però crea disagio e compromette la qualità della vita.
False credenze sulla paura di arrossire
Ci sono alcune false credenze da sfatare per iniziare a superare la paura di arrossire. In primis, si pensa che gli altri notino il cambiamento fisico ma spesso l’arrossire è così lieve che passa inosservato.
A chi arrossisce viene attribuita l’etichetta di persona timida, insicura o debole ma non è così. Accade in modo naturale e può succedere a tutti.
In terzo luogo, si tende a pensare che mentre arrossiamo, gli altri bisbiglino per parlare male di noi, oppure che possiamo essere fraintesi ma non c’è nulla da preoccuparsi se gli altri segnali del corpo sono chiari, ad esempio nessuno penserà che siamo arrabbiati se stiamo sorridendo.
Infine, si dice che quando arrossiamo, l’interazione con gli altri sia rovinata. In parte questo è vero ma non accade sempre e se accade si possono prendere delle precauzioni per continuare un dialogo, come mantenere la calma e proseguire come se nulla fosse.
I suggerimenti dello psicologo
Per gestire l’ansia di arrossire si può agire in un modo molto efficace, consigliato dagli psicologi. Ovvero, ci si dichiara apertamente, magari in maniera auto-ironica, in questo modo l’ansia e la tensione si abbasseranno notevolmente e le persone saranno dissuase dal fare domande in merito al problema.
Come reagire invece quando qualcuno fa notare che stiamo arrossendo? La tecnica più efficace è quella di non dare troppo peso alla cosa, quindi rispondere con naturalezza spostando l’attenzione su altro, ad esempio: “Mi succede spesso, non so perché ma va bene così. Comunque, stavamo dicendo..”.
Claudia Marcotulli, classe 1991, romana. Sono diplomata in grafica pubblicitaria, amo l’arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura. Adoro e trovo molto liberatorio disegnare e scrivere, sono molto sensibile, amo ascoltare e tradurre le emozioni e i pensieri in testi scritti che rimarranno nel tempo. Nel 2020 ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo della scrittura e da allora collaboro con diversi siti di varie tematiche, dalla cronaca, al gossip al lifestyle.