Sul tema del cosiddetto “baby talk”, ovvero il modo che hanno i bambini di parlare, c’è un dibattito, non sempre scientifico, molto acceso. C’è chi afferma che imitare i suoni che fanno i bambini, quel balbettio tipico di chi cerca di imitare i suoni degli adulti, sia un buon modo per comunicare con il piccolo, altri invece che sono contrari perché, in questo modo, i bambini non capiscono quale sia il modo corretto di parlare. Chi ha ragione?
La professoressa Anne Fernald della Stanford University è convinta che con i bambini bisogna parlare normalmente, come si parla con un adulto. Magari non con termini complicati, ma soltanto parlando normalmente un bambino riesce a capire il suono delle parole, il ritmo del parlato, ed i suoi balbettii, con il tempo, verranno scanditi in vere e proprie parole. Secondo la dottoressa Fernald è molto importante cominciare a parlare con il neonato sin dal primo giorno per dargli un input importante, un dare-avere che può stimolarne lo sviluppo mentale.
Molto importante è anche il rapporto padre-figlio. Formare un buon rapporto può anche influenzare lo sviluppo linguistico. La voce è uno dei mezzi principali con i quali riconosciamo qualcuno e capiamo quello che sta provando o cosa ha intenzione di dirci. La voce è anche un mezzo per rassicurare il bambino che a sua volta può calmare un eccesso di pianto se proviamo a parlargli, anche se non capisce quello che gli diciamo.
Il bambino balbetta: che fare?
Un punto molto dibattuto riguarda il balbettio. Crescendo, il bambino comincerà ad imparare le prime parole, e per pronunciarle balbetterà. Cosa deve fare un genitore? Rimproverarlo perché balbetta? Sottolineare, magari scherzandoci su, questo difetto? Oppure far finta di niente? Il metodo migliore che ci consiglia la professoressa è di continuare a parlargli normalmente, quasi facendo finta di nulla, ma cercando di ripetere, scandendo bene le parole che lui vuole pronunciare. Test effettuati su migliaia di bambini hanno dimostrato che questa tecnica, insieme alla pronuncia delle vocali allungate, se assimilata e ripetuta dai bambini gli consente di imparare mediamente il triplo delle parole rispetto agli altri bambini già a 2 anni d’età.
Inoltre non c’è bisogno di semplificare troppo la terminologia. Se volete indicare un treno, non c’è bisogno di dire “Ciuu ciùùù”, basta dire la parola “treno”, e così via per le altre. Un altro errore che fanno molti padri è di lasciare il “compito” di insegnare a parlare alle madri. Statisticamente infatti le donne hanno un ruolo più comunicativo, ma in realtà si può tranquillamente ricoprire questo ruolo anche se siete uomini. Anzi, il padre dovrebbe cercare di parlare al figlio tutte le volte che può, cominciando dal gioco e finendo con l’insegnare filastrocche o indicare gli oggetti dell’ambiente e spiegare la loro funzione.
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